martedì 26 febbraio 2008

28 febbraio 1975 - 28 febbraio 2008: PRESENTE!!!

Tratto da www.ladestra.info


mikis-mantakas.jpg L’assassinio di Mikis Mantakas,di nazionalità graca,ventunenne iscritto all’Università di Roma e militantedel FUAN,è uno dei più torbidi ed inaccettabili! Quel maledetto 28 ottobre si celebrava nel Tribunale di Roma la prima udienza del processo per il “rogo di Primavalle”,un processo sporco dove si voleva negare l’evidente colpevolezza dei “sicari” di Potere Operaio.Politici, militanti della sinistra tutta,scrittori,giornalisti e ben pensanti vari scesero in piazza per difendere l’indifendibile,per celare la verità,per colpire anche nella memoria degli innocenti ammazzati dall’odio e dall’idiozia comunista! Una vera e propria pressione sui giudici…fu grande la mobilitazione dinanzi al Tribunale di Roma. Come abitudine,purtroppo,da quella manifestazione si stacca la “cellula devastatrice”,quella che ha l’obiettivo di devastare la prima sezione MSI che capita sotto tiro!E’ quella di via Ottaviano questa volta il bersaglio.Come al solito la Sezione non è mai vuota,c’è chi si riunisce,c’è chi fa politica…in quel momento i ragazzi del FUAN,il nucleo a cui aderiva anche Mikas,era in riunione! Gli assalitori sfondano il portone ma nel cortile ci sono i militanti del FUAN che respingono l’aggressione…ma tra i “compagni”,una volta cacciati nella via, qualcuno esce delle pistole e dà vita all’ennesima tragedia degli anni 70. Alcuni di quei proiettili raggiungono Mikas,muore all’istante!Resta ferito anche Fabio Rolli (18 anni). E’ bene ricordare nomi e cognomi degli ignobili assassini: Alvaro Lojacono e Fabrizio Panzieri!Furono subito identificati ed arrestati. Ma come sappiamo,per “gli sporchi fascisti”,per i giovani missini che perdevano la loro vita,non c’era giustizia….la “democrazia” non lo poteva permettere!I due omicidi vengono rilasciati tra una fase e l’altra del processo e una volta liberi fuggono all’estero.E’ inutile raccontare gli “aiuti” giunti dal mondo della politica,e purtroppo non solo comunista;anche l’allora Segretatio dello PSI,Giacomo Mancini,ha le sue colpe,addirittura visita
Fabrizio Panzieri in carcere!Lojacono,che nel frattempo venne condannato in contumacia,ebbe il tempo di tornare in Italia e di partecipare anche al delitto di Aldo Moro e di tornare nuovamente all’estero! (che schifo).Mikis aveva una ragazza,Sabrina.Toccante e straziante fu la sua lettera al Secolo d’Italia comparsa il giorno dopo l’omicidio del suo amato!A quella lettera si sono ispirati “Gli Amici del Vento” per scrivere una canzone ,che ogni,cari amici,mi strazia internamente,mi commuove.Vi lascio il testo di questa canzone che si chiama “Nel suo nome”!

Ragazza che aspettavi, un giorno come tanti:
un cinema, una pizza, per stare un po’ con lui,
dai apri la tua porta, che vengo per parlarti…
“Sai, stasera… in piazza… erano tanti, e…
il tuo ragazzo è morto…
è morto questa sera”.

Vent’anni sono pochi per farsi aprir la testa
dall’odio di chi invidia la nostra gioventù,
di chi uno straccio rosso ha usato per bandiera,
perché non ha il coraggio di servirne una vera.

La gioventù d’Europa stasera pianger�
chi è morto in primavera per la sua Fedeltà.

Le idee fanno paura a questa società,
ma ancora più paura può far la Fedeltà:
la Fedeltà a una terra, la Fedeltà a un amore,
sono cose troppo grandi per chi non ha più cuore.

Un fiore di ciliegio tu porta tra i capelli,
vedendoti passare ti riconoscerò e…

Sole d’Occidente che accogli il nostro amico,
ritorna a illuminare il nostro mondo antico.
Dai colli dell’Eterna ritornino i cavalli,
che portano gli eroi di questo mondo stanchi.

Ragazza del mio amico, che è morto questa sera,
il fiore tra i capelli no, non ti appassirà.
Di questo tuo dolore, noi faremo una bandiera,
nel buio della notte una fiamma brillerà.

Sarà la nostra fiamma, saranno i tuoi vent’anni,
la nostra primavera sarà la libertà.

ONORE AL CAMERATA MIKIS MANTAKAS, PRESENTE!

venerdì 22 febbraio 2008

Historia magistra vitae

(ANSA) - BELGRADO, 22 FEB - Calma oggi a Belgrado dopo i disordini che hanno causato un morto (forse un manifestante) e 132 feriti, di cui una cinquantina di agenti. La polizia ha arrestato 192 persone. Sono in corso lavori per riparare le otto ambasciate danneggiate in misura piu' o meno e i circa 90 esercizi commerciali devastati. Dopo la condanna espressa dal ministro Jeremic, e' giunta quella del premier, Kostunica. La Russia ha escluso 'totalmente la presenza di componenti militari russe' vicenda.

La Storia è realmente maestra di vita.
Il passato dei Balcani è lo specchio degli avvenimenti futuri.
Kossovo indipendente e Serbia, nazione più forte della confederazione jugoslava, con (dati 2001) il IV esercito più potente d'Europa, rifiuta ogni possibilità di dialogo e non accetta di perdere la sua area più meridionale. Si ripropone il sogno balcanico (soprattutto serbo) della Grande Serbia: dal 1941 a oggi, saccheggi, morte, crimini contro l'umanità. E una potenza, la Russia, che per rinverdire antichi fasti, si pone alle spalle di Belgrado con il suo imponente (per quanto antiquato) apparato militare. Una voluttà, null'altro. Gli statisti orientali dovrebbero leggere ADELCHI: come i franchi anche Mosca non scenderà in campo per logica ideale, ma probabilmente per fare della Serbia un protettorato. Occupazione militare, estensione dei propri confini, sbocco sull' Adriatico. C'è tutto, interesse strategico, economico e politico. Chissà se qualcuno riuscirà a capirlo, a Oriente e Occidente. Le speranze sono poche. Ma certo, in un mondo dominato da internet play station il tempo per leggere l' ADELCHI non c'è mai. Peccato.
Marco Petrelli

INFLAZIONE: E' DEL 4,8% SULLA SPESA DI TUTTI I GIORNI

Tratto da: www.ansa.it


ROMA - Per i prodotti ad "alta frequenza d'acquisto" cioé quelli che vengono comprati praticamente quotidianamente come gli alimentari, i tabacchi, i carburanti, i giornali o le spese al bar e al ristorante, l'inflazione è molto più alta del tasso generale è pari al 4,8%. E' quanto sottolinea l'Istat in uno specifico focus dedicato ai diversi prodotti acquistati dalle famiglie italiane. Dal 2002, rileva l'Istat, il tasso di crescita dell'inflazione relativa ai beni ad alta frequenza d'acquisto è stato "sistematicamente più alto" rispetto al tasso complessivo. Il 4,8% di aumento registrato a gennaio è peraltro il più alto degli ultimi 11 anni. L'inflazione a gennaio è salita dal 2,6% di dicembre al 2,9%, il massimo da luglio 2001. Rispetto a dicembre i prezzi sono saliti dello 0,4%.L'Istat ha suddiviso il paniere su cui viene calcolata l'inflazione in tre classi di spesa: ad alta frequenza di acquisto, a media (abbigliamento, tariffe, medicine ecc..) e a bassa (automobile, tv, trasloco ecc..). I risultati dell'analisi evidenziano tra il 2001 e il 2008 una "strutturale differenza" tra le dinamiche inflazionistiche delle tre classi di prodotti. In particolare, i beni ad alta frequenza di acquisto, il cui peso all'interno del paniere dell'indice dei prezzi al consumo ammonta al 39%, hanno fatto registrare un tasso annuo di crescita "sistematicamente superiore al tasso medio d'inflazione". La forbice è evidente a partire dall'entrata della moneta unica e per i tre anni successivi. Nel 2002 il tasso annuo di crescita dei prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto è stato infatti pari al 3,1% (+2,5% l'inflazione). Nel 2003 la crescita è passata a +3,4%, a fronte di +2,7% dell'inflazione generale. Nel 2004 la differenza è stata tra il 3,1% della spesa quotidiana e il 2,2% dell'inflazione complessiva. Nel 2005 la forbice si è quasi annullata per tornare invece ad allargarsi nel 2006 (2,5% contro 2,1%) e nel 2007 (2,9% contro 1,8%). Anche nel corso del 2007, sottolinea l'Istat, si è manifestata una spinta inflazionistica molto più forte per i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto. Nella media del quarto trimestre dell'anno, rispetto al corrispondente periodo del 2006, l'incremento dei prezzi è stato pari, rispettivamente, a +4% per i prezzi dei prodotti acquistati frequentemente e del +2,4% per l'indice generale. Andamento praticamente inverso invece per i prodotti a media e bassa frequenza d'acquisto. Il tasso di crescita dei prezzi è stato per queste due categorie quasi sempre più basso o in linea con l'inflazione generale. A gennaio, di fronte al 2,9% dell'indice generale, i beni ad alta frequenza di acquisto hanno registrato un +4,8%, mentre quelli a bassa un +1,7% e quelli a media un +1,8%.CODACONS, DALLA 'SPESA' 1.000 EURO DI STANGATA E' una stangata da 1.000 euro a famiglia quella che si profila per l'aumento dei prezzi che riguarda soprattutto la spesa di tutti i giorni. A fare i conti in tasca agli italiani è il Codacons che, commentando il nuovo "paniere" diffuso oggi dall'Istat relativa ai prodotti ad "alta frequenza d'acquisto", sostiene che si tratta di "un piccolo passo verso la verità" ma che l'incremento del 4,8% registrato "é ancora sottostimato e distante dalla realtà dei rincari sulla spesa quotidiana che assillano i consumatori italiani" "Gli aumenti registrati dall'Istat a gennaio - spiega Carlo Rienzi, presidente Codacons - che vedono i trasporti a quota +5,4%, prodotti alimentari e bevande analcoliche +4,5%, abitazione, acqua, elettricità e combustibili +4%, pane +12,3%, pasta +10%, latte +8,7%, carne +3,6%, se non rientrano in tempi stretti, concretizzeranno una vera e propria stangata, stimata in circa 1.000 euro annui a famiglia, non potendo i cittadini rinunciare all'alimentazione, ai trasporti, all'energia e all'abitazione".

giovedì 21 febbraio 2008

Cossovo

Di seguito un bell'articolo di geopolitica dell'amico "CAPITAN HARLOCK" direttore del blog: accapitanharlock.blogspot.com



COSSOVO NAZIONE?


Alle 15:51 di oggi il Parlamento del Cossovo, Provincia Autonoma della Serbia, ha dichiarato la sua indipendenza, proclamandosi Stato sovrano.

Questo almeno di fatto, perché, di diritto la posizione del Cossovo è piuttosto controversa, in quanto la comunità internazionale è divisa a riguardo.

Nella definizione della situazione entra in gioco il diritto internazionale, colle molteplici interpretazioni a cui esso va incontro. Esso, infatti, contempla il principio all'autodeterminazione dei popoli, ma, al contempo, il rispetto della legislazione interna degli Stati che regolarmente siedono all'ONU, nella fattispecie, la Serbia.

Potrebbe venire in aiuto la Risoluzione 1244 del 1999 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. In base ad essa il Cossovo è stato provvisto di un parlamento e di un governo provvisori ed è stato posto sotto il protettorato internazionale UNMIK e NATO in attesa di un accordo internazionale.

Purtroppo si è giunti alla data ultima, il 10 dicembre 2007, con un nulla di fatto. Quando, cioè, è scaduto il periodo dei negoziati condotti dall'ONU, lasciando la Serbia e il Cossovo praticamente sulle rispettive posizioni. In base sempre a tale risoluzione, il mancato accordo internazionale farebbe sì che, sul piano legale, resti valida la risoluzione stessa, che contempla la sovranità della Serbia sul Cossovo.

Ma, non ostante ciò, le autorità cossovare erano comunque orientate alla proclamazione dell'indipendenza in modo unilaterale, soluzione presa in considerazione dalla maggioranza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, cha già aveva appoggiato l'unico precedente di Timor Est, ma avversata dalla Russia e dalla Cina.

La dualità della visione internazionale è riflessa anche tra gli Stati membri dell'Unione Europea. In tale consesso si associano ai due Stati summenzionati la Spagna, la Romania, la Grecia e Cipro. Ufficialmente tale posizione è giustificata col rispetto delle norme del diritto internazionale, realmente è dettata dalla concreta paura di innescare un pericoloso effetto domino con ripercussioni a livello globale.

E' infatti indiscusso che più gruppi etnici, il più delle volte alloglotti nel contesto statale in cui sono inglobati, ovvero professanti una confessione religiosa differente da quella ufficiale o tradizionalmente maggioritaria nel contesto nazionale, chiedano, da più o meno tempo, con motivazioni più o meno valide e con modalità più o meno pacifiche, l'autonomia amministrativa, se non, addirittura, l'indipendenza.

E gli Stati che si sono schierati nel fronte del "No" lo sanno benissimo, vivendo al loro interno numerose realtà con aspirazioni a volte anche secessionistiche.

Senza entrare nello specifico delle varie nazioni e minoranze etniche che nei vari paesi guardano con particolare attenzione ai movimenti autonomistici ed indipendentistici, basta citare, per la Spagna, i Paesi Baschi e la Catalogna; per la Romania, la parte ungherese della Transilvania; per la Grecia, gli Arvaniti dell'Epiro; per Cipro, la Repubblica Turca di Cipro del Nord.Per non parlare della Russia e della Cina, le cui spine nel fianco sono più numerose e più consistenti: due casi emblematici sono, infatti, rispettivamente la Cecenia e il Tibet.

Riguardo alla Russia, inoltre, vi è da considerare, ovviamente, anche la riduzione del prestigio della stessa, che nel corso della storia ha sempre giocato il ruolo di alma mater et magistra dei popoli slavi tutti, e che sempre più vede limitato il suo ruolo a livello mondiale e, nella fattispecie, a livello continentale.

In tutto ciò la visione degli Stati che si sono schierati nel fronte del "Sì" risulta alquanto debole, lasciando intravvedere motivazioni prettamente di carattere geopolitico (economiche & strategiche). Infatti anche all'interno di essi vi sono movimenti con spinte centrifughe.

Anche in questo caso, senza entrare nello specifico, basta ricordare, per il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, l'Irlanda del Nord stessa; per la Francia, la Corsica; per l'Italia, la Padania e l'Alto Adige-Sudtirolo.

Il riconoscimento della nuova entità statuale, infatti, difficilmente potrà essere fatta passare da tali paesi come una legittimità dettata dalla volontà di autodeterminazione della componente albanese (maggioritaria) del Cossovo! Ma, piuttosto, sarà da tutti avvertita come l'ennesima volontà di gestire un territorio abitato da popolazioni tradizionalmente antislave, in funzione anche, se non addirittura, antirussa; tentativo già sfruttato, infatti, in passato dai tedeschi, che, durante l'ultimo conflitto mondiale, costituirono la 21.a Divisione Waffen SS da montagna Skanderbeg (1.a Albanese), impiegando essenzialmente personale albanese cossovaro di religione musulmana. Il principale obiettivo dello sterminio della popolazione serba cossovara portò al massacro di una buona parte di essa, e all'esodo forzato dei superstiti verso la Serbia stessa.

Giusto a complicare ulteriormente la situazione, già problematica di suo, vi sono le istanze, a loro volta, dei serbi cossovari, che rappresentano una "minoranza nella minoranza", concentrati a nord del fiume Ibar, in un territorio definito Cossovo del Nord, che già dal 1999 si è dichiarato indipendente dal Cossovo stesso (!).

Un vero e proprio vicolo cieco, in cui nessuno riesce a trovare la via giusta per sortirne. Infatti: i serbi cossovari rifiutato qualsiasi forma di collaborazione con il governo cossovaro albanese; la maggioranza di essi, inoltre, non solo non accetta la possibilità di vivere in un Cossovo indipendente, ma rifiuta l'opportunità di vivere in un Cossovo che, non ostante sia unito alla Serbia, sia governo dalla maggioranza albanofona.

Anche l'eventuale proposta della secessione di questo territorio non trova d'accordo nessuno: né il Cossovo, né l'ONU, né la Serbia stessa. Persino i serbi cossovari arricciano il naso a tale soluzione, in quanto la maggioranza degli stessi, sebbene dispersi, nonché i luoghi più importanti della loro tradizione si trovano nel resto della regione.

Se pur volessimo ascoltare gli echi della storia, anche in questo caso non troveremmo una soluzione: essa, infatti, non ci viene in aiuto, risultando alquanto lacunosa a riguardo. Gli studiosi di entrambi gli schieramenti, pertanto, non sono concordi sulle origini etniche della regione, accusando gli omologhi di faziosità.

Per altro, anche il suo status giuridico all'interno della Iugoslavia rappresentava un'anomalia, essendo stato riconosciuto alle altre componenti quello di Repubblica, che gli conferiva costituzionalmente l'oppotunità della secessione, mentre ad esso e alla Voivodina (a forte componente ungherese), quello semplice di Provincia Autonoma, senza tale diritto.

In conclusione, per gestire al meglio queste situazioni, sarebbe opportuno che l'ONU diventi veramente un'organizzazione di nazioni e non già di Stati, o almeno non solo di essi, col compito di avviare uno studio approfondito delle varie, innumerevoli etnie che compongono la grande famiglia umana, delineando grazie, a studi approfonditi che tengano conto di svariati elementi (storici, geografici, etnici, culturali, &c.), i confini corretti da richiedere per ottenere un territorio dove vivere pacificamente, in libertà e con dignità .

Nell'ordine: la bandiera nazionale, lo stemma statale e la bandiera presidenziale.

Per approfondimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Kosovo
http://it.wikipedia.org/wiki/Serbia http://it.wikipedia.org/wiki/UNMIK http://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_del_Trattato_Nord_Atlantico http://it.wikipedia.org/wiki/Timor_Est http://it.wikipedia.org/wiki/Paesi_baschi http://it.wikipedia.org/wiki/Catalogna http://it.wikipedia.org/wiki/Transilvania http://it.wikipedia.org/wiki/Arvaniti http://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_Turca_di_Cipro_Nord http://it.wikipedia.org/wiki/Cecenia http://it.wikipedia.org/wiki/Tibet http://it.wikipedia.org/wiki/Irlanda_del_Nord http://it.wikipedia.org/wiki/Corsica http://it.wikipedia.org/wiki/Padania http://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_autonoma_di_Bolzano http://it.wikipedia.org/wiki/Ibar http://it.wikipedia.org/wiki/Kosovo_del_nord http://it.wikipedia.org/wiki/Jugoslavia http://it.wikipedia.org/wiki/Vojvodina

martedì 19 febbraio 2008

Castro, Sinistra Critica, Napoli e telecomandi mutilati... apologia della follia



Apologia della follia: le notizie di telegiornali e stampa ci porteranno presto a rispolverare il vecchio sistema della camicia di forza e, chissà, a rivalutare i "cari, vecchi" manicomi.
In un solo giorno abbiamo saputo della "abdicazione" di Castro in favore del fratello Raul (Marx trattò anche di nepotismo ne IL CAPITALE?); la nascita di Sinistra Critica, nuova formazione politica, ci fa comprendere la futura destinazione dei nostri soldi verso i lidi conosciuti di milionari stipendi per pochi, inutili, neoparlamentari. Alla faccia del bipolarismo, un altro partito! E che dire di Napoli? Niente, perchè ci ha pensato la rivista News Week, che dipinge l'Italia come un Paese in declino, dalla politica instabile e dalla scarsa capacità di affrontare le situazioni di emergenza. Sputtanati per bene anche all'estero.
Nell'italico marasma affiora una brillante proposta risolutiva, lanciata dal PD, o meglio, da uno dei suoi più illustri rappresentanti, il tribuno della plebe Antonio di Pietro. Il novello Gracco giunge in soccorso del Popolo logoro avanzando l'idea di ridurre i tasti del telecomando a uno. Una sola rete pubblica, priva di canone, non asservita alla partitocrazia, come nel lontano 1956. Forse lo stimato magistrato di Mani Pulite non ha avuto il piacere nostro di sapere che Castro finalmente sloggerrà. Non c'è altra spiegazione: TV unica, in puro stile 1984, di orwelliana memoria. Eh già Tonino, Castro e Chavez ti hanno preceduto, peccato. Ma prendila con filosofia, loro non hanno l'esclusiva montagna di monnezza campana. Hanno, poveracci, spiagge bianche con donne stupende, rum e sigari che esportano in tutto il Mondo. Alla faccia del sistema socialista e alla faccia di chi crepa di fame. Hanno capito veramente tutto. Tu e Walter dovreste andare a La Habana a seguire corsi di formazione. Gli italiani, nel frattempo, avranno premura di ritirarvi il passaporto.
Hasta luego!

Marco Petrelli

Adriano Romualdi e le radici culturali della Destra

Uno dei motivi che più ricorrono sulla nostra stampa e nelle conversazioni del nostro ambiente è la condanna del massiccio allineamento a sinistra della cultura italiana. Questa condanna viene formulata in tono un po' addolorato, un po' sorpreso, quasi fosse innaturale che la cultura si trovi ormai schierata da quella parte mentre a destra si incontra un vuoto quasi completo. Di solito si cerca di rendersi ragione di questo stato di cose con spiegazioni a buon mercato, quel tipo di spiegazioni che servono a tranquillizzare sé stessi e permettono di restare alla superficie delle cose. Si dice - ad esempio - che la cultura è a sinistra perché là si trova la maggior quantità di danaro, di case editrici, di mezzi di propaganda. Si dice anche che basterebbe che il vento cambiasse perché molti "impegnati a sinistra" rivedessero il loro engagément.

In tutto questo c'è del vero. Una cultura, o meglio, la base di lancio di cui una cultura ha bisogno, è anche organizzazione, danaro, propaganda. È indubbio che lo schiacciante predominio delle edizioni d'indirizzo marxista, del cinema socialcomunista, invita all'engagément anche molti che - in clima diverso - sarebbero rimasti neutrali. Ma ciò non deve farci dimenticare la vera causa del predominio dell'egemonia ideologica della Sinistra. Esso risiede nel fatto che là esistono le condizioni per una cultura, esiste una concezione unitaria della vita materialistica, democratica, umanitaria, progressista. Questa visione del mondo e della vita può assumere sfumature diverse, può diventare radicalismo e comunismo, neoilluminismo e scientismo a sfondo psicoanalizzante, marxismo militante e cristianesimo positivo d'estrazione "sociale". Ma sempre ci si trova di fronte ad una visione unitaria dell'uomo, dei fini della storia e della società. Da questa comune concezione trae origine una massiccia produzione saggistica, storica, letteraria che può essere meschina e scadente, ma ha una sua logica, una sua intima coerenza. Questa logica, questa coerenza esercitano un fascino sempre crescente sulle persone colte. Non è un mistero per nessuno il fatto che un gran numero di docenti medii ed universitari è comunistizzato, e che la comunistizzazione del corpo insegnante dilaga con impressionante rapidità. E, tra i giovani che hanno l'abitudine di leggere, gli orientamenti di sinistra guadagnano terreno a vista d'occhio.

Dalla parte della Destra nulla di questo. Ci si aggira in un'atmosfera deprimente fatta di conservatorismo spicciolo e di perbenismo borghese. Si leggono articoli in cui si chiede che la cultura tenga maggior conto dei "valori patriottici", della "morale" il tutto in una pittoresca confusione delle idee e dei linguaggi. A sinistra si sa bene quel che si vuole. Sia che si parli della nazionalizzazione dell'energia elettrica o dell'urbanistica, della storia d'Italia o della psicoanalisi, sempre si lavora a un fine determinato, alla diffusione di una certa mentalità, di una certa concezione della vita. A destra si brancola nell'incertezza, nell'imprecisione ideologica. Si è "patriottico-risorgimentali" e si ignorano i foschi aspetti democratici e massonici che coesistettero nel Risorgimento con l'idea unitaria. Oppure si è per un "liberalismo nazionale" e si dimentica che il mercantilismo liberale e il nazionalismo libertario hanno contribuito potentemente a distruggere l'ordine europeo. O, ancora, si parla di "Stato nazionale del lavoro" e si dimentica che una repubblica italiana fondata sul lavoro l'abbiamo già - purtroppo - e che ridurre in questi termini la nostra alternativa significa soltanto abbassarsi al rango di socialdemocratici di complemento. Forse gli uomini colti non sono meno numerosi a destra che a sinistra. Se si considera che la maggior parte dell'elettorato di destra è borghese, se ne deve dedurre che vi abbondano quelli che han fatto gli studi superiori e dovrebbero aver contratto una certa "abitudine a leggere". Ma, mentre l'uomo di sinistra ha anche degli elementi di cultura di sinistra, e orecchia Marx, Freud, Salvemini, l'uomo di destra difficilmente possiede una coscienza culturale di destra. Egli non sospetta l'importanza di un Nietzsche nella critica della civiltà, non ha mai letto un romanzo di Jünger o di Drieu La Rochelle, ignora il Tramonto dell'occidente né dubita che la rivoluzione francese sia stata una grande pagina nella storia del progresso umano. Fin che si rimane nella cultura egli è un bravo liberale, magari un po' nazionalista e patriota. È solo quando incomincia a parlare di politica che si differenzia: trova che Mussolini era un brav'uomo e non voleva la guerra, e che i films di Pasolini sono "sporchi". Basta poco ad accorgersi che se a destra non c'è una cultura ciò accade perché manca una vera idea della Destra, una visione del mondo qualitativa, aristocratica, agonistica, antidemocratica; una visione coerente al di sopra di certi interessi, di certe nostalgie e di certe oleografie politiche.


Adriano Romualdi


Brano tratto da Una cultura per l'Europa, Edizioni Settimo Sigillo.

Tratto da: www.centrostudilaruna.it

In questo momento

Non sappiamo cosa ci prospetterà il futuro, nè cosa sarà questo tanto decantato PdL.
Tra crisi, pianti, discussioni, idee personali, qualcuno sostiene che darsi da fare ora sia la cosa più importante per dare, a questa novità politica, una impronta giovanile, l'impronta di AU e AG.
Non so se sia delirio e utopia o qualcosa di veramente realizzabile. Fatto sta che il lavoro occupa la mente e, inequivocabilmente, genera sempre frutti nuovi. Tra stare a pensare e attività militante credo tutti Noi siamo inclini alla seconda opzione. Poi staremo a vedere.
Quindi battaglieri e cazzuti, negli atenei e nelle piazze, negli uffici e nelle officine a portare avanti ideali e valori. Al diavolo la politica di partito. Quella spetta ai poltronari.

Marco Petrelli

In questo momento

Non sappiamo cosa ci prospetterà il futuro, nè cosa sarà questo tanto decantato PdL.
Tra crisi, pianti, discussioni, idee personali, qualcuno sostiene che darsi da fare ora sia la cosa più importante per dare, a questa novità politica, una impronta giovanile, l'impronta di AU e AG.
Non so se sia delirio e utopia o qualcosa di veramente realizzabile. Fatto sta che il lavoro occupa la mente e, inequivocabilmente, genera sempre frutti nuovi. Tra stare a pensare e attività militante credo tutti Noi siamo inclini alla seconda opzione. Poi staremo a vedere.
Quindi battaglieri e cazzuti, negli atenei e nelle piazze, negli uffici e nelle officine a portare avanti ideali e valori. Al diavolo la politica di partito. Quella spetta ai poltronari.

Marco Petrelli

Ricordando il '68

1968. La contestazione partorita nei College statunitensi due anni prima dilaga a macchia d’olio nel Vecchio Continente.In Vietnam le forze comuniste scatenano l’offensiva del Tet (capodanno cinese) tentando una rapida ed efficace conquista del Sud. La situazione è critica e il malumore negli USA e in Europa per un conflitto che infiamma l’Indocina dal ’64 si fa sentire tramite cortei pacifisti e scontri con le forze dell’ordine a Washington come a Parigi.In Inghilterra,Francia, Italia giungono gli influssi, i primi, del movimento denominato hippy oltreoceano: filosofie orientali, amore libero, vita comunitaria, rifiuto delle gerarchie sociali in virtù di una vita armoniosa con la Natura e con il prossimo. Il movimento tesse adepti a Londra come a Roma.L’Italia è il paese europeo con il più potente e numeroso partito comunista. Eppure qualcosa sta cambiando: quattordici anni dopo la sanguinosa repressione di Budapest i carri armati sovietici tornano a seminare morte a Praga, scuotendo l’opinione pubblica di una sinistra che deve fronteggiare nuovi fenomeni che progressivamente sorgono tra le sue schiere. Negli Atenei sorgono movimenti autonomi di ispirazione maoista e leninista.Animati dall’idea che la Resistenza fosse stata tradita dalla classe dirigente del dopo guerra, infervorati dalla rivoluzione culturale maoista del 1966, bramosi di scoprire un nuovo orizzonte politico al di fuori di quello partitico i movimenti entrano in netto contrasto con i vertici del PCI.Quello studentesco è forse il principale movimento della sinistra sessantottina unitamente ai celebri e temuti servizi d’ordine, base di reclutamento per formazioni radicali (Autonomia operaia, Prima Linea) che segneranno drammaticamente il decennio successivo.Il 1968 visto, quindi, come frattura sociale, politica e di costume. Tramonta l’ Italia del boom economico (1958-1963) lasciando il passo ad un Paese che entra in scena su un palcoscenico di sampietrini e molotov, di ribellismo giovanile e allontanamento dalla morale democristiana e piccolo borghese dei primi anni ’60.Linguaggio, abbigliamento, pensiero forgiato in nome dello scandalo e della lotta al Sistema, tanto per usare un termine che proprio in questo periodo assumerà una connotazione negativa e sarà materializzato come il nemico della generazione contestatrice.La scuola e l’intero settore educativo va riformato secondo una logica fondata su creatività e libero pensiero. Gli schemi rigidi di impostazione gentiliana (la Riforma Gentile era rimasta in vigore per quaranta anni, dal 1928 al 1968)caratteristici dell’educazione del tempo devono essere infranti. La Riforma Gentile rappresenta un retaggio borghese e fascista, assolutamente non idoneo alla lotta di classe che parte dalle fabbriche e dalle università sino a convergere in tutti gli ambiti del mondo produttivo e sociale italiano.E la Destra? In risposta alle recenti affermazioni del leader di Alleanza Nazionale in merito al ruolo del MSI nel ’68 è lecito ricordare la presenza a Valle Giulia, momento simbolo della Contestazione, di gruppi dei movimenti giovanili del Movimento Sociale Italiano e di Avanguardia Nazionale: parliamo del Fuan Caravella, storico gruppo della Università La Sapienza di Roma e di Primula Goliardica. Con Delle Chiaie, capo di Avanguardia Nazionale e Randolfo Pacciardi le componenti della destra contestatrice colpiscono l’attenzione dei quadri storici del MSI (Almirante, Romualdi, Caradonna) con l’occupazione della Facoltà di Giurisprudenza. Il Caravella aveva ben compreso come la possibilità di partecipare alla rivoluzione culturale in atto avrebbe finalmente spinto la destra neo fascista verso un nuovo orizzonte di aggregazione giovanile e impegno sociale, strappando alla sinistra massimalista il monopolio ideologico e culturale tanto odiato e il principio scialbo e immondo della massificazione sociale. L’impronta di destra avrebbe dato al ’68 la certezza di creare un legame fra la Tradizione e il Nuovo, tra i valori enunciati della destra e le pulsioni giovanili. Se non fosse perché ho usato il termine “Tradizione” potremmo parlare di un secondo Futurismo, di marinettiana memoria: nato sulle scalinate de La Sapienza come un torrente culturale in piena avrebbe scosso e devastato sia la dominante e bigotta cultura democristiana che l’emergente e assassina logica marxista, che oggi lascia ampi strascichi di assoluta incapacità nella classe dirigente formatasi con il diciotto politico e ignara di cosa sia il termine meritocrazia. Quel sogno fu infranto da un centinaio di volontari nazionali : il risultato è oggi alla portata di tutti, dei libri scritti come sempre dagli asini per il diletto del popolo bue.

Marco Petrelli