sabato 29 marzo 2008

Ritorna se stessa

Dopo anni di squallore e decadenza, il centro della cultura umanistica fiorentina torna al suo antico splendore. Grazie al biennale impegno (2006-2008) del FUAN di Firenze e del suo Nucleo universitario di Lettere il CARAVELLA, i lavori di ristrutturazione della facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze sono già ampliamente avviati.

Grazie al FUAN e ai suoi insostituibili militanti.

(sotto, alcuni video pre lavori)

http://it.youtube.com/watch?v=0f6i4uR1JZw (notturno)

http://it.youtube.com/watch?v=2y62mBxBu2M&feature=related (notturno)

http://it.youtube.com/watch?v=o_JmXW5GP3M&feature=related (diurno)

http://it.youtube.com/watch?v=5Der34Tdy78&feature=related (diurno)

http://it.youtube.com/watch?v=aKqZXv4lc_g (diurno)

giovedì 27 marzo 2008

UNIVERSITA' : DONZELLI (AN-PDL) "RETTORE HA PERSO OCCASIONE PER CHIARIRE DUBBI"

Università: Donzelli (AN-PDL) "Il Rettore ha perso occasione per chiarire dubbi su meritocrazia nei concorsi accademici. Codice Etico? Oggi è come chiudere la stalla quando sono già fuggiti i buoi"
 
"Il Rettore dell'Università di Firenze, Augusto Marinelli, durante l'audizione in commissione cultura del comune di Firenze ha scelto di non rispondere alle mie cinque domande sulla meritocrazia dei concorsi accademici dell'Università di Firenze" Racconta Giovanni Donzelli consigliere comunale di AN-PDL e presidente nazionale di Azione Universitaria "Peccato. Così facendo Marinelli ha perso un'occasione per togliere ogni dubbio sulla trasparenza dei concorsi accademici. Le mie cinque domande erano dirette, precise e motivate- spiega Donzelli- Non rispondere, rimandando tutto al codice etico in procinto di presentazione, potrebbe essere mal interpretato. Oltretutto, in riferimento ai concorsi già avvenuti, l'approvazione oggi del Codice Etico sarebbe comunque inutile, un po' come chiudere la stalla quando sono già fuggiti i buoi" Commenta Donzelli.
"Il centrosinistra fiorentino invece ha confermato la propria zelante soggezione intervenedo in commissione cultura per criticare la mia richiesta di trasparenza e chiedendo oltretutto al Rettore di non rispondere. Una difesa d'ufficio tra l'altro non richiesta da Marinelli, che dimostra quanto nel DNA del centrosinistra fiorentino sia assente la ricerca di trasparenza e meritocrazia. Non è una novità, dato che in consiglio comunale, la stessa maggioranza di centrosinistra aveva in passato bocciato la mia mozione in cui si chiedeva all'Università di Firenze di dotarsi del codice etico. Sono passati alcuni mesi e anche il Rettore a quanto pare adesso è convenuto, anche se tardivamente, sulla stessa necessità di dotarsi di un codice etico" Conclude Donzelli
 
Ecco le cinque domande che Donzelli aveva posto al Rettore e non hanno avuto risposta:
 
- Perchè l'Università di Firenze non si è costituita parte civile contro il professor Firmino Rubaltelli (neonatologia), accusato di aver favorito la sua compagna Giovanna Bertini in due concorsi ospedalieri (nel 2000 e nel 2002) e di aver tentato di farlo in un concorso universitario per professore associato (nel 2004)? L'azienda ospedaliera si è costituita, l'università no. Come mai?
 
- E' vero che suo figlio Nicola ha vinto nel 2002 con due sole pubblicazioni, in proprio, un concorso per ricercatore in economia agraria (la sua stessa materia) bandito dalla facoltà di medicina, un concorso nel quale i tre altri candidati si sono ritirati prima delle prove scritte? Conferma che suo figlio ha vinto il concorso quando non aveva ancora conseguito neppure il dottorato di ricerca?
 
 - Può spiegarci con quali criteri il 15 giugno 2006 lei, professore di economia agraria, il rettore dell'università di Napoli Guido Trombetti, docente di analisi matematica, e il professor Aldo Schiavone, docente di diritto romano, avete valutato i titoli dei due candidati all'insegnamento della filologia romanza al Sum (Istituto di scienze umane)?  In che modo avete potuto stabilire che l'uno era più preparato dell'altro? E in che modo lei e il professor Trombetti avete potuto decidere sulla candidatura all'insegnamento del diritto romano del terzo membro della commissione, il professor Schiavone, che al momento della decisione uscì dalla stanza?   
 
- Perchè per i posti di ricercatore appena banditi l'Università di Firenze nel corso di -Fotografia, Cinema, Televisione- tra i requisiti non è richiesto il comune Inglese bensì il Portoghese? Come smentire il dubbio che sia .prenotato- il posto da qualcuno che conosce il Portoghese e non l'Inglese?
 
- Perchè per i posti di ricercatore appena banditi l'Università di Firenze non ha rispettato la media nazionale delle quindici pubblicazioni massime consentite da allegare alla presentazione? Nel caso di Medicina non è stato posto nessun limite, in altri casi come Diritto Agrario dieci o Psicologia Clinica addirittura cinque.
 
Per INFO 339-8620341 339-7732850

mercoledì 26 marzo 2008

FORTEZZA: DONZELLI E STELLA "SCADUTO IL PROTOCOLLO D'INTESA PER IL PASSAGGIO ALLA CITTA' "

FORTEZZA: DONZELLI E STELLA "SCADUTO IL PROTOCOLLO D'INTESA CON IL DEMANIO PER FORTEZZA, S'ORSOLA E AGRARIA"
 
"Il protocollo d'intesa che avrebbe dovuto portare alla città di Firenze la Fortezza e il recupero di S'Orsola, è scaduto e quindi è carta straccia" Denunciano Marco Stella e Giovanni Donzelli consiglieri comunali del PDL, rispettivamente di FI e AN.
"Il protocollo d'Intesa, firmato il 2 agosto 2007 tra Governo, Regione, Provincia e Comune di Firenze, prevedeva chiaramente agli articoli 7 e 9 che se non si fosse interamente applicato entro sei mesi dalla firma, le parti potevano sciogliersi dagli impegni assunti"
"Pur condividendo la necessità del passaggio della Fortezza dal Demanio alla città e la necessità di recuperare S'Orsola, abbiamo sempre criticato l'approssimatezza con cui l'amministrazione aveva gestito questi passaggi- continuano Donzelli e Stella- Ma non avremmo mai immaginato che non riuscissero a concludere l'atto nei tempi che loro stessi avevano stabilito, ancora più grave se consideriamo che tutte le Istituzioni coinvolte in questa distastrosa gestione sono tutte dello stesso colore politico. Il PD, infatti, governa la città, la Provincia, la Regione e Il Governo. Non hanno quindi nemmeno la scusante di eventuali incomprensioni politiche, si tratta solo di incapacità amministrativa"
Commentano Stella e Donzelli che sull'argomento hanno presentato oggi un'interrogazione per chiedere al Sindaco Domenici quali conseguenze dovrà sopportare la città di Firenze per il mancato accordo.
"Ancora una volta, per colpa di questa incapace amministrazione di centrosinistra, Firenze ha perso un'occasione importante per il suo sviluppo"
 
A seguire il testo dell'interrogazione:
 
Considerata la delibera di Giunta 435/2007 del 31/07/2007 avente per oggetto "Acquisto della Fortezza da Basso e recupero di S. Orsola - Approvazione schema di Protocollo di Intesa con Stato, Regione e Provincia."
 
Preso atto che l'articolo 7 sulle modalità di attuazione degli impegni al comma 2 del protocollo di intesa  prevede che "le parti firmatarie convengono che l'operazione configurata con il presente atto dovrà trovare definizione entro e non oltre 6 mesi dalla data della sua sottoscrizione"
 
Ricordato che l'articolo 9 al comma 2  chiarisce che "nell'ipotesi in cui le previsioni del presente Protocollo non potessero trovare integrale attuazione... le parti firmatarie della presente intesa potranno sciogliersi dagli impegni assunti"
 
Considerato quindi come sciolto il vincolo della firma del protocollo di Intesa con Stato, Regione e Provincia per l'acquisto della Fortezza da Basso e recupero di S. Orsola.
 
Ricordato quanto l'amministrazione ritenesse di interesse strategico per la città di Firenze tale operazione.
 
Interroga il Sindaco per sapere:
 
- Il motivo per cui non si è arrivati in tempo all'attuazione dello schema di protocollo
-  Se il deamnio può ritenersi veramente svincolato da tale accordo, in caso negativo in base a quale norma del protocollo
- Quali conseguenze dovrà sopportare la città di Firenze per la mancata realizzazione del protocollo nei tempi stabiliti 
 
MARCO STELLA
GIOVANNI DONZELLI
 

RAVE PARTY DEL 25 APRLIE "IL PERICOLO RESTA, NON ATTENDIBILE CHI SI AUTOPROCLAMA PATRON"

RAVE PARTY DEL 25 APRILE: DONZELLI (AN) "IL PERICOLO RESTA, NON E' ATTENDIBILE CHI SI AUTOPROCLAMA PATRON DEI RAVE"
 
"E ridicolo credere che il popolo dei Rave abbia un patron che rilascia comunicati stampa insieme al Questore. Chi crede che il rave di Firenze del 25 aprile è annullato veramente perchè l'ha dichiarato un certo Franco Falsini al Questore, non conosce minimamente il fenomeno dei Rave." Dichiara Il consigliere comunale di AN-PDL Giovanni Donzelli, proponente ieri di una mozione contro il RAVE che aveva portato alle dichiarazioni favorevoli al divieto dell'Assessore Cioni e in serata alla notizia da parte della Questura dell'annullamento spontaneo  dell'evento.
"Questi raduni si organizzano da soli, il -tam tam- su internet permette alla notizia di rimbalzare in tutta Europa, senza che ci siano organizzatori ufficiali o ambasciatori che trattano in Questura. Per i Rave si muovono branchi anarchici di autonomi che si portano dietro cani e sound sistem, alcolici e droga, senza licenze e senza permessi. Le istituzioni devono intervenire con determinazione per vietarne lo svolgimento, non cercare accordi con auto improvvisati portavoce." Spiega Giovanni Donzelli
"Ho letto che Franco Falsini sarebbe il patron dell'evento. Ma quale Patron? I RAVE non sono eventi culturali sponsorizzati da fondazioni artistiche con Patron e brochure illustrative...- continua Donzelli- In più sarei curioso di sapere se si tratta di un caso di omonimia o dello stesso Franco Falsini che negli anni '70 ha cercato inutilmente di fare successo come trasgressivo artista emergente e dannato come voce dei quasi sconosciuti Sensation's fix. In tal caso si tratterebbe soltanto di un caso psicologico." Continua Donzelli di AN-PDL "Le soluzioni sono due: o Falsini è un mitomane che non ha alcuna responsabilità nei RAVE o se ne è veramente responasbile allora deve pagare penalemente per tutte le leggi infrante durante lo svolgimento degli anni precedenti. In entarmbi i casi resta la necessità che le istituzioni si esprimano ufficialmente sulla mia mozione che prevede di vietarne lo svolgimento, finchè non c'è un divieto delle Istituzioni il pericolo Rave per il 25 aprile resta immutato" Conclude Giovanni Donzelli di Alleanza Nazionale-Popolo delle Libertà
 
Per INFO: Giovanni Donzelli 3398620341

martedì 25 marzo 2008

Minacce a Matteoli: Donzelli, "Azione Universitaria abbraccia Altero"

Minacce a Matteoli: Donzelli, "Azione Universitaria abbraccia Altero"

"Gli studenti di Azione Universitaria abbracciano il Sen. Altero Matteoli, solidarietà e affetto per la minaccia subita" Dichiara Giovanni Donzelli, presidente nazionale di Azione Universitaria, movimento studentesco di riferimento di AN-PDL.
"Matteoli non si farà intimorire, ha fatto politica nella rossa Toscana per il MSI quando le pallottole volavano e non erano chiuse nelle buste, quando nessuno pensava certamente di poter andare al Governo della Nazione. Un uomo temprato in quegli anni, non si lascerà intimorire e continuerà ad essere guida ed esempio per il mondo della destra che si appresta ad affrontare il nuovo percorso del Popolo delle Libertà" Conclude Donzelli

Per info: Giovanni Donzelli 3398620341

RAVE PARTY: "DOPO MILANO, IMPEDIRE IL RAVE A FIRENZE PER FINE APRILE"

RAVE PARTY: DONZELLI (AN-PDL): "Dopo la tragedia di Milano, è necessario impedire il Rave a Firenze per fine aprile"

"Non deve essere necessraio veder morire un altro ragazzo per impedire l'annuale Rave a Firenze di fine aprile" Dichiara Giovanni Donzelli a commento di una propria mozione presentata oggi in comune a Firenze.

"Ormai dal 2003 tutti gli anni a Firenze, con la scusa dell'anniversario della festività della Resistenza, sigle anarco-estremiste organizzano nel cuore di Firenze un Rave Party, identico a quello dove è morto un ragazzo di diciannove anni a Milano, dedicato all'antiproibizionismo e allo sballo libero. Per anni l'evento illegale si è svolto nel Parco delle Cascine, lo scorso anno nell'area di Castello. Tutti gli anni l'amministrazione comunale non ha mai cercato di impedire l'evento, al massimo, grazie alle sforzo delle forze dell'ordine, si è cercato di limitarne i danni." Denuncia Donzelli "Quest'anno, visto anche quanto accaduto a Milano, ho presentato una mozione in tempo per impegnare il Sindaco ad attivarsi per impedire che si svolga intorno al 25 aprile un Rave a Firenze. Sarebbe assurdo che le istituzioni fiorentine tollerassero ancora un simile evento. Non è più possibile dire che non si è a conoscenza dei rischi di simili eventi. Non possiamo richiare la morte di altri ragazzi anche nella nostra città per comprendere l'importanza di far rispettare la legge. In questo caso è possibile prevenire, evitando l'evento."

"Non vorrei che una certa continuità tra forze politiche e i centri sociali che hanno promosso in passato il Rave di Firenze avesse come cosenguenza una eccessiva leggerezza dell'amministrazione nell'affrontare il problema, spero che la mia mozione venga approvata unanimemente da tutto il conisglio comunale" Conlcude Giovanni Donzelli.

Per INFO: Giovanni Donzelli 3398620341

A Seguire la mozione:

Tipologia: mozione

Soggetto proponente: Giovanni Donzelli

Oggetto: per impegnare l'Amministrazione  affinché non permetta che si svolga a Firenze il Rave parti il 25 aprile

 

 

VISTO quanto successo al rave party che, si è svolgo a Milano,  dove un ragazzo  di 19 anni è morto per un mix di droga e alcol;

 PRESO ATTO che queste iniziative sono per loro stessa natura senza alcun tipo di controllo nè limite, dove tutto è permesso., 

 
 COSTATATO che a Firenze da anni si svolge un rave party dedicato alla ricorrenza della Resistenza organizzato da sigle anarco-estremiste dell'area fiorentina che sponsorizzano l'evento come "resistenza antiproibizionista", promuovendo la cultura dell'eccesso e dello sballo a tutti i costi anche attraverso l'uso di sostanze stupefacenti.
 
RICORDATO che per anni l'evento è stato tollerato dall'amministrazione comunale nel Parco delle Cascine e lo scorso anno nell'area di Castello.
 
PRESO ATTO che nelle precedenti edizioni fiorentine del Rave party di fine aprile non si è mai rispettato alcun tipo di regola e legge.
 
Impegna il Sindaco a

 Ad attivarsi in tutte le sedi competenti affinchè non si verifichi anche quest'anno il Rave party  di fine aprile a Firenze.

giovedì 20 marzo 2008

MAFIA: GEORGOFILI, DONZELLI E ALESSANDRI (AN) "SALVARE DIGNITA' DELLA PIANTA IN RICORDO"

MAFIA: GEORGOFILI, DONZELLI E ALESSANDRI (AN) "SALVARE DIGNITA' DELLA PIANTA IN RICORDO"
 
"Il rispetto delle vittime di Via dei Georgofili, passa anche per la cura di ciò che è stato costruito in loro ricordo." commentano Giovanni Donzelli e Stefano Alessandri di Alleanza Nazionale le condizioni di abbandono del monumento arboreo in via dei Georgofili "Usare il ricordo della strage come rastrelliera per biciclette è una ferita per la nostra città, l'amministrazione dovrebbe averne più cura" Continuano Donzelli e Alessandri.
"La mafia si combatte anche con l'isolamento antropologico, a sentirsi soli e abbondanati devono essere i mafiosi non chi vuole ricordare le vittime." Concludono Stefano Alessandri e Giovanni Donzelli
 
Per info:3398620341 

lunedì 17 marzo 2008

TIBET: A FIRENZE IN CONSIGLIO COMUNALE PER PROVOCAZIONE SI INNEGGIA AL COMUNISMO

"In consiglio comunale si parla di Tibet e dalla Giunta di Firenze provocatoriamente spuntano saluti a pugno chiuso e la falce e martello."
"Tutti bravi a parole a condannare la repressione in Tibet, ma non appena ho ricordato loro che dal 1949 in Cina è in atto un regime comunista, l'Assessore Coggiola e l'Assessore Biagi hanno iniziato provocatoriamente a ineggiare al comunismo, salutare con il pugno chiuso e sfoggiare il simbolo comunista della falce e martello. Non solo ma esponenti della maggioranza in consiglio hanno definito una vergogna la mia presenza in consiglio" Racconta Giovanni Donzelli, consigliere comunale di AN e presidente nazionale di Azione Universitaria.
"Nonostante gli sforzi di Veltroni di mascherare come liberale il PD, il lupo perde il pelo ma non il vizio- commenta Donzelli- Purtroppo il percorso della sinistra verso una democrazia matura e moderna è ancora lungo,i quadri territoriali non hanno ancora fatto i conti con il proprio passato, restano radicati a logiche del novecento, ancora ancorati ad ideologie ormai morte e sepolte"
"I consiglieri del PD pur di non ammettere, attraverso il voto della mia mozione, che in Cina è in atto una dittatura di stampo comunista sono stati disposti addirittura a ritirare la condanna della repressione in Tibet. Per la sinistra a Firenze è giusto condannare la repressione in Tibet solo se si tace sulla matrice comunista dei carnefici" Conclude Giovanni Donzelli
 
Per INFO:339 8620341
 
 

La Giustizia ingiusta. Il caso Brasillach

Un articolo di notevole interesse inviatomi da un camerata umbro.
Grazie Francesca! A voi buona lettura.

Jacques Isorni, Il processo Brasillach. Traduzione di Franco G. Freda. Prefazione di Maurice Bardéche. Edizioni di Ar, pp. 144, euro 15,00

Linea, 14 marzo 2008

Luca Leonello Rimbotti

La vantata “superiorità morale” della liberaldemocrazia sul Fascismo è un pregiudizio che va in pezzi non appena si esamini il comportamento dei vincitori del 1945. Lungi dal rappresentare l’ideologia della tolleranza e del rispetto per le idee altrui, il cartello antifascista non è stato sovente che scatenamento dell’odio e della vendetta, sotto mantello moralistico. Il caso di Robert Brasillach è sintomatico per comprendere che questa attitudine non fu legata a un particolare momento storico, ma era ed è strutturale ai nemici giurati del “male assoluto”. Vendicativi e impietosi nel 1945, lo sono ancora oggi. Allora come oggi, repressori della libertà d’opinione politica, non appena questa osi alzare i toni e non torni comoda al potere.
Brasillach venne messo a morte per aver scritto articoli di giornale favorevoli alla collaborazione con la Germania. Condannato per il suo pensiero e non per le sue azioni, secondo le logiche di un giacobinismo liberale che ancora oggi gode ottima salute. Venne fucilato per aver dato sostegno alla politica ufficiale del governo legittimo, l’unico che allora avesse la Francia, quello del generale Pétain a Vichy. Poiché De Gaulle, rifugiatosi in Inghilterra e di lì datosi a organizzare la resistenza contro i tedeschi, non ebbe mai dalla sua parte né la legittimità né la legalità. E neppure la forza, per la quale dovette attendere le iniziative di altri governi. Nel 1940-44, De Gaulle rappresentava un fuoriuscitismo privo di base, illegittimo e illegale. Un potere di per sé impotente, che poté presentarsi con prospettive di riuscita unicamente grazie alle armi straniere. Come tutti all’epoca sapevano e anche oggi sanno, l’Assemblea Nazionale francese riunita il 10 luglio 1940 – e presieduta da Jules Jeanneney, che come niente fosse cinque anni più tardi diventò ministro gaullista - investì a maggioranza assoluta il Capo dello Stato, maresciallo Pétain, di tutti i poteri costituzionalmente legittimi. E Pétain, in un famoso discorso dell’ottobre seguente, ingiunse ai francesi di seguirlo «sulla strada della collaborazione» con i tedeschi, che occupavano metà del Paese. Era quello lo “spirito di Montoire”, dalla località in cui Hitler e Pétain si incontrarono nel 1940 e dalla quale era spirata quella ventata di ripresa morale che portò la maggioranza dei francesi, nel momento della sconfitta militare, a stringersi attorno al loro vecchio Capo di Stato. Ma Brasillach fu accusato egualmente di tradimento. Anche se non poteva esistere in quel momento in Francia altra politica legittima, se non quella espressa dal governo di Vichy.
Questi, tra parentesi, sono gli stessi argomenti utilizzati da quanti – e sono parecchi – ancora oggi perdurano nel dichiarare la Repubblica Sociale Italiana uno Stato illegittimo, conferendo al solo Regno del Sud il sigillo di continuità legittima con gli ordinamenti statali italiani. Allora gli storici antifascisti, così affezionati al legalismo formale, bisognerà che si decidano. O De Gaulle aveva i titoli legittimi per auto-dichiararsi Capo dello Stato non appena mise piede in Francia dietro l’esercito americano: e in questo caso anche Mussolini li ebbe. Oppure fu, come si ìmputa al Mussolini della RSI, il capo di uno Stato solo di fatto, eversivo e giunto al potere per via armata e grazie a una potenza alleata, contro i poteri sovrani preesistenti. In ogni caso, non c’è né logica né giustizia nel concedere a De Gaulle quella patente di legittimità che si toglie a Mussolini, in presenza di due situazioni perfettamente equiparabili. E unicamente diverse nel fatto occasionale, e poco democraticamente decisivo, che uno ha vinto e l’altro ha perso. A questo, noi possiamo aggiungere l’interessante parallelo che mentre a De Gaulle, per aver parlato alla radio di un Paese straniero contro il proprio governo legittimo, vengono dai suoi biografi attribuiti meriti di esemplare idealismo, per la medesima cosa Ezra Pound, ad esempio, venne condannato, infamato e rinchiuso in manicomio.
Addirittura, a proposito del caso francese, si può ricordare che il governo di Pétain venne subito riconosciuto sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Sovietica, che accreditarono a Vichy i loro rispettivi ambasciatori. Per dirne una, l’ambasciatore sovietico a Vichy con Pétain, rimase ambasciatore sovietico anche a Parigi con De Gaulle. E, per dirne un’altra, il giudice Mornet, pubblico ministero al processo Laval, era stato, nella magistratura vichysta, attivo presidente della commissione di denaturalizzazione degli ebrei francesi. Per dirne un’altra ancora, Marcel Reboul, procuratore di Stato e commissario del governo provvisorio che chiese e ottenne la condanna a morte di Brasillach, fino a poco tempo prima era stato solerte esecutore della repressione giudiziaria del governo Pétain nei confronti del Maquis, la “resistenza” anti-tedesca. O infine, tra i mille casi di comportamento eticamente degradante dell’antifascismo, si può ricordare quello del generale de Lattre de Tassigny, di stanza nelle colonie francesi: risoluto repressore di quelli che chiamò “traditori gaullisti”, quando questi tentarono in Siria nel 1941 un’insurrezione contro Vichy, lo ritroviamo nel 1944 braccio destro di De Gaulle sotto bandiera americana…Questi imbrogli antifascisti a noi italiani fanno immediatamente venire in mente qualcosa, e con un vivo senso di nausea. Ad esempio, quell’oscena bassura morale che spinse un magistrato italiano, attivo durante la RSI, ad essere lo stesso che, a guerra appena terminata, non ebbe remore nel comminare le più severe condanne ai fascisti che gli capitarono tra le mani. Fu questo innominabile, poi diventato intrigante presidente di non sappiamo più quale repubblica, a infliggere – con squisito senso di cristiana pietà - la condanna a morte ad Enrico Vezzalini, federale fascista di Novara tra i più moderati.
Ma l’omologo francese di quella bella figura di giudice italiano, a questo tipo di comportamento volle aggiungere anche il sermone. Se leggiamo il testo della requisitoria di Reboul – che compare nel libro Il processo Brasillach, scritto dall’avvocato difensore dello scrittore, Jacques Isorni, e da poco ripubblicato dalle Edizioni di Ar -, c’è di che restare di stucco. Epicentro dell’accusa non era tanto la collaborazione di Brasillach con i tedeschi (di cui appoggiò, e con qualche critica, le ragioni della guerra e la politica d’occupazione, ma con cui ebbe solo sporadici rapporti e nessun legame di interesse se non ideologico), quanto la messa in valore della differenza morale tra l’essere fascista e l’essere antifascista. Quel giovane scrittore aveva potuto diventare fascista, si diceva, grazie alla liberalità degli ordinamenti della Repubblica democratica. Ciò che – affermava Reboul - Brasillach non intendeva concedere ai suoi avversari politici, cioè la libertà, gli era stato invece concesso dalla democrazia: «E così, Brasillach – inveiva il magistrato ex-vichysta – in questo paese dalle tradizioni di libertà intellettuale…ecco sopraggiungere voi…ad abbracciare l’ideologia obbligatoria sul modello tedesco…credo sia questo il crimine più grave per un intellettuale…voi siete quello che siete solo perché a diciott’anni non avete incontrato un aguzzino che coartasse le vostre libere opinioni…». In effetti, non lo incontrò. Ne incontrò invece uno a trentacinque, che lo fece mettere al muro…ma questo è uno di quei dettagli che la logica antifascista volentieri trascura. Il sottobosco psicologico di questo genere di democraticismo è alle volte così intricato da non far filtrare quel po’ di luce necessaria a distinguere la realtà dalla propaganda delle buone intenzioni. Tra le pieghe di questi lontani avvenimenti, noi ritroviamo, sia pure su altra scala, l’origine della malattia morale “buonista” oggi in gran voga. Si tratta di un particolare tipo di umanesimo, specialista nell’alzare la forca del vincitore dando alla vendetta il nome di giustizia, nei modi che a Norimberga divennero impresentabili…Questo atteggiarsi a giusti tra le nazioni, il cui crimine è sempre migliore di quello degli altri, se guardato da vicino, fa acqua da tutte le parti. E ci sono storici che, privi di complessi, ogni tanto lo segnalano. Ad esempio, Alice Kaplan, che pure ne ha da vendere contro il Fascismo, nel suo Processo e morte di un fascista. Il caso di Robert Brasillach (Il Mulino), ha avuto modo di dirlo con chiarezza: «L’esecuzione capitale fu tanto più sorprendente in quanto Brasillach era stato condannato per un crimine ideologico…». E lascia capire che i giudici non avevano i necessari titoli morali per giudicare, riportando che «Isorni fece notare che sia il pubblico ministero sia il presidente della corte avevano lavorato, appena pochi mesi prima, per Vichy…», tanto più che «per Isorni Brasillach era un poeta, non un propagandista». E tutto questo mentre illustri intellettuali come gli storici Carcopino o Gaxotte, come il Nobel per la medicina Carrel, come il romanziere Giono, come il drammaturgo Cocteau, come l’editore Gallimard, come l’industriale Renault, come il funzionario Mitterand…collaborarono come e più di Brasillach con i tedeschi. E proprio negli anni in cui un Sartre poteva rappresentare liberamente le sue piéces teatrali nella Parigi occupata, oppure starsene seduto ai caffè dei boulevards, perfettamente indisturbato…
Singolare spietatezza, quella che ha dimostrato l’antifascismo europeo nei confronti degli intellettuali collaborazionisti che non si nascosero e non abiurarono. E in Francia, poi…Reboul accusò Brasillach di aver partecipato persino a un convegno di scrittori fascisti europei, e per di più recandosi nel 1941 in Germania…suprema prova di tradimento…accusa al vetriolo…in Italia il coup de théatre non gli sarebbe riuscito altrettanto bene: avrebbe dovuto prendersela, tra l’altro, con quanti parteciparono al congresso culturale indetto a Weimar nel 1942, cioè il fior fiore – da Vittorini a Pintor – di quelli che diventeranno antifascisti a cose fatte. Brasillach, a differenza di molti collabo che se la cavarono, si presentò spontaneamente alle autorità e non rinnegò mai nulla. Anzi, alla lettura della sentenza di morte, mentre qualcuno dal pubblico gridò «È una vergogna!», lui replicò «È un onore…!». Si direbbe roba d’altri tempi, uno stoico, un alieno nell’èra e nella società dei grandi camaleonti e del riciclaggio di massa. Come ha scritto la Kaplan facendo un paradosso, Brasillach era «uno scrittore che credeva che il nazismo fosse poesia». Un’ingenuità imperdonabile? Il mondo liberale non perdona gli ingenui. Eppure, se qualcuno ci chiedesse chi preferiamo tra l’ingenuo e il suo contrario, cioè il furbo, non avremmo esitazioni nella scelta.


Luca Leonello Rimbotti

sabato 15 marzo 2008

BOICOTTIAMO LE OLIMPIADI IN CINA

-DA CAGLIARI PARTE LA PETIZIONE ON LINE-


Una petizione on line per chiedere ai candidati premier italiani l'impegno, terminate le elezioni, di boicottare le olimpiadi previste nei prossimi mesi a Pechino. Questa è l'iniziativa lanciata dai promotori dei sito http://www.tibetlibero.org/ in uno dei momenti più cruenti momenti della già tormentata vicenda tibetana.
Il link alla petizione è
http://www.firmiamo.it/noalleolimpiadiapechino2008 e la speranza dei promotori, due ragazzi cagliaritani, salvatore deidda e dario Dessì, è quella che il nostro Paese decida di usare fermezza assoluta verso la Cina, che da troppo tempo agisce impunemente ai danni del popolo tibetano. L'occidente e la comunità internazionale non possono chiudere gli occhi ancora una volta e lasciare che quella che è considerata una grande potenza, e per questo ritenuta intoccabile, proceda con il progetto di cancellare qualsiasi tipo di riferimento, culturale e sociale, tibetano.











giovedì 13 marzo 2008

PROF. FUMA CANNA IN CLASSE, DONZELLI (AN) "CONSEGUENZA DELLA SINISTRA AL GOVERNO. COSA NE PENSA VELTRONI?"

Prof. fuma canna in classe, Donzelli (AN): "Conseguenza della sinistra al
Governo. Cosa ne pensa Veltroni?"

"Il video del prof. che fuma una canna in classe e presente su you tube
dallo scorso 8 marzo, è una vergogna per la scuola italiana, è la negazione
della responsbailità educativa.- commenta Giovanni Donzelli, consigliere
comunale di AN a Firenze e presidente nazionale di Azione Universitaria- Ma
il pessimo esempio dato da questo professore, non è il primo. Esponenti
della maggioranza di Governo si sono vantati di aver seminato Marijuana
dentro Montecitorio; Rifondazione Comunista, partito attualmente di Governo,
nel 2006 distribuiva in campagna elettorale cartine con sopra il simbolo di
partito. - ricorda Donzelli- Non solo, uno dei primi atti fatti dal Governo
uscente è stato quello di raddoppiare le dosi consentite di cannabis. Credo
quindi che da parte di Renzi e Fioroni, che fino a ieri erano nella stessa
maggioranza di Caruso al Governo della Nazione, ci vorrebbe meno ipocrisia e
più ammissione di colpa. "
"La sinistra crede di potersi accattivare le simpatie dei giovani,
strizzando l'occhio alle droghe così dette leggere. Se le Istituzioni di
Governo sono le prime a far passare messaggi permissivi, è ovvio che come
conseguenza i Professori si possano sentire autorizzati a seguire le
indicazioni di Parlamentari e partiti di Governo. Ma Veltroni che ne pensa?
E' favorevole a depenallizare le canne? L'aspirante futuro primo ministro
pensa che il Prof. in questione sia un emancipato comunicatore del disagio
adolescenziale o un perfetto idiota?" Conclude Giovanni Donzelli

PER INFO: 3398620341

mercoledì 12 marzo 2008

DONZELLI E MORETTI (AN): "LA BUROCRAZIA COMUNALE IMPRIGIONA I FONDI PER I PORTATORI DI HANDICAP E L'ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE"

- Nell'ufficio competenete lavorano solo due impiegati part-time e le domande sono fermi dal 2005-
 
In base al regolamento regionale in esecuzione dell'articolo 5 quarter della Legge Regionale 9.9.91, n. 47 (norme  sull'eliminazione delle barriere architettoniche), esistono dei fondi stanziati dalla Regione come contributo per i portatori di handicap che spendono proprie risorse per abbattere barriere architettoniche nelle proprie abitazioni.
La Regione stabilisce le modalità di presentazione delle domande, i criteri e le modalità di assegnazione dei contributi e i criteri e le modalità di quantificazione del contributo, al Comune spetta soltanto di seguire l'iter per l'assegnazione dei contributi ai privati cittadini.
"A Firenze l'erogazione di questi contributi è ferma al 2005 per colpa delle carenze burocratiche dell'amministrazione comunale.
I fondi dalla Regione sono arrivati da tempo, ma nell'ufficio preposto all'assegnazione di questi fondi lavorano solo due addetti e per di più soltanto part-time, e quindi a rimetterci sono i portatori di handicap che non ottengono i fondi per l'abbattimento delle barriere architettoniche" Denunciano il consigliere comunale di AN Giovanni Donzelli insieme a Chiara Moretti consigliere circoscrizionale.
"Ho presentato un'interrogazione in comune per capire perchè c'è questa carenza burocratica, particolarmente odiosa se consideriamo che a rimetterci sono soggetti innocenti e deboli."

MATTEOLI: PONTE SULLO STRETTO E SUBITO ANCHE LE ALTRE OPERE

''Il Ponte sullo Stretto di Messina e' un'opera essenziale non solo perche' rappresenterebbe un volano per l'economia dell'intero Sud ma anche perche' la sua realizzazione, in massima parte a carico di finanziamenti privati ed europei, obbligherebbe lo Stato a fare le altre infrastrutture ferroviarie, autostradali e viarie mancanti e di cui la Sicilia e la Calabria in particolare necessitano''. Lo ha sostenuto il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli, a Radio Anch'io nel corso di un dibattito con il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro e il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli. ''Oltre al Ponte e alle opere di contorno che il futuro governo del centrodestra si impegna a far ripartire - ha aggiunto Matteoli - ci sono altre priorita' che debbono essere affrontate come i due corridoi transeuropei dell'alta velocita', il passante di Mestre, la realizzazione della Civitavecchia-Livorno ed il raddoppio di alcuni tratti della Roma-Firenze. Senza queste opere - ha osservato - senza le metropolitane nelle grandi citta', i rigassificatori ed i termovalorizzatori il Paese sarebbe destinato davvero ad un declino irreversibile''

martedì 4 marzo 2008

Un movimento rivoluzionario

Dio Patria Famiglia. Nulla di più sbagliato. Chiunque creda che il fascismo prima e dopo Mussolini sia stato soltanto questo si sbaglia. Commette un errore storico imperdonabile.
Prima dei Patti Lateranenzi del 1929, della legittimazione del Regime anche da parte della Chiesa il fascismo fu molto altro.
Per dieci anni, dal 23 marzo 1919, il fascismo fu rivoluzione e innovazione. Poi, citando la Harendt, come ogni movimento rivoluzionario che giunge al potere, cerca la sua stabilità nel riconoscimento da parte di imprenditori, agrari e potere ecclesiastico.
Il programma dei fasci di combattimento, meglio noto come programma di San Sepolcro, ha una impronta fortemente sociale, repubblicana, favorevole alla espropriazione dei possedimenti religiosi in favore dello Stato, sostenitore del sistema corporativo e del superamento della lotta di classe attraverso la cooperazione tra le parti sociali.
Secondo il programma non esistono imprenditori e dipendenti, padroni e servi, ma italiani. Ingranaggi di un meccanismo Nazione, il cui lavoro coordinato rende la Nazione più prospera e florida.
La carta del lavoro del 1927, le Opere Nazionali, la costruzione di un vasto, efficiente e radicato sistema assistenziale per famiglie, ragazze madri, indigenti il risultato di quelle idee nate e sviluppate in una sezione di Piazza San Sepolcro a Milano.
Poi, con il potere acquisito, il logico tentativo di legittimizzazione. Il motto Dio Patria Famiglia è figlio di una seconda fase della storia del Ventennio. I Patti Lateranenzi non furono visti di buon grado da tutto l'entourage mussoliniano: il grande filosofo Giovanni Gentile, che la sinistra italiana del dopoguerra collega a un bieco clerico fascismo, fu il primo dei ministri del Duce a minacciare l'uscita da PNF. Lo stesso Mussolini, fautore di quegli accordi, rimarcava in privato il suo anticlericalismo e, addirittura, ateismo.
Dimenticare le influenze politiche di Filippo Corridoni, di Nicola Bombacci in virtù di mera retorica politica da due soldi significa distruggere e affossare ulteriormente una Storia già troppo, ingiustamente, demonizzata dalla storiografia repubblicana.
Pensare che il fascismo sia conservatorismo e morale cristiana vuol dire non conoscere o non comprendere a pieno la propria identità e il proprio passato.
Marco Petrelli